Un restyling completo in difesa, una mezza rivoluzione preannunciata in attacco e una dose massiccia di Kondogbia. Questa la premessa con cui, a poco meno di due mesi dalla fine del calciomercato, l'Inter si affaccia con nuovo entusiasmo al prossimo campionato. Ma l'esaltazione che si respira, soprattutto tra i tifosi, per il ritrovato vigore in sede di calciomercato, corrisponderà davvero alle aspettative che in questi giorni si stanno costruendo in maniera arbitraria sulla carta? Questo è il quesito base che è bene porsi ad inizio anno per evitare voli pindarici che poi rischiano di finire come viaggi in picchiata nell'oceano della delusione a fine campionato.
Se i media e i tifosi alzano scientemente l'asticella un po' per rendere l'evento uno spettacolo vendibile, un po' per pura fiducia incondizionata per la propria squadra del cuore, dall'altro lato Mancini e la società stanno giocando a nascondere le vere ambizioni della squadra, ronzando intorno a quella parola, Scudetto, che con il passare dei giorni potrebbe diventare un peso insormontabile per un squadra che, ad oggi, è solo sperimentale. Detto che l'Inter non è ancora fatta al cento per cento, è ben capire dove questa formazione, se il campionato cominciasse oggi, potrebbe arrivare in classifica. Difficile dirlo, se non impossibile viste le tante, troppe variabili in gioco. Per ora è bene limitarsi ad analizzare semplicemente quale apporto fattivo i 4 nuovi innesti potranno portare alla causa nerazzurra.
Partiamo dalla certezza assoluta, quella per cui garantisce il curriculum sportivo: trattasi di Joao Miranda, giocatore che sarà chiamato a guidare certamente la difesa e, chissà, la squadra con il ruolo da capitano honoris causa.
Al suo fianco si sistemerà Jeison Murillo, giocatore che probabilmente è antitetico e al contempo complementare al futuro compagno di reparto: il centralone colombiano, che ha nell'esuberanza fisica e atletica la dote migliore e peggiore allo stesso tempo, dovrà imparare a viaggiare sulle stesse frequenze cardiache dell'ex Atletico Madrid, provando a smussare quegli spigoli tattici che la giovane età gli impongono.
Su Montoya è tutto presto detto: per il pianeta diverso da cui proviene, quel modello non replicabile che è il barcellonismo, dovrà essere applicata una tara diversa: insomma, non bisogna aspettarsi il terzino classico da scorribande avanti-indietro, piuttosto un giocatore di accompagnamento della manovra funzionale a dare quella alternativa di passaggio in più in fase d'attacco.
Veniamo, infine, al giocatore che per le vicissitudini per cui è stato acquistato è chiamato a spostare, senza se e senza ma, gli equilibri in campo: Geoffrey Kondogbia. Sulle sue spalle si sono sistemati i 30 milioni e rotti spesi per vestirlo di nerazzurro e il carico da 90 messogli addosso Mancini nella prima conferenza stagionale (potrà diventare come Iniesta o Touré ndr). In campo, invece, dovrà diventare il vero cuore pulsante della squadra. Non gli si chiede altro che essere quel giocatore che svolge divinamente le due fasi e che con i suoi battiti segna il ritmo di gioco. Questo peso che neanche Atlante avrebbe dovuto reggerlo Yaya Touré, ora lo reggerà quello che Mancini definisce il nuovo Touré, con la controindicazione che dovrà essere la sua controfigura dal primo giorno. E non sarà facile. Da questo avvicendamento virtuale passeranno le fortune o sfortune della nuova Inter.
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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