Tre indizi fanno una prova: l'Inter di Conte c'è ancora. Dopo le vittorie, importanti, belle e convincenti contro Sassuolo e Borussia, i nerazzurri non steccano con il Bologna una partita che poteva essere "pericolosa" soprattutto per approccio e intensità. E invece sotto la pioggia insistente e incessante di Milano, una pioggia che sembra aver lavato più proprio dubbi, incertezze e fastidi, l'Inter esegue i suoi compiti alla perfezione senza sbavature, senza macchie e senza incertezze. Il 3-1 sulla squadra di Mihajlovic è un mix letale di concretezza, solidità e intelligenza, è un mix di tenuta fisica e mentale, di equilibrio tra l'attesa e la giocata.
Rispetto alla partita di Champions, Conte cambia gli esterni scegliendo Perisic e Hakimi, fa riposare Barella e prova Sanchez in tandem con Lukaku al posto di Lautaro. Tutti decisivi in positivo, soprattutto gli esterni. Perché il primo gol parte da uno sprint brillante del croato che, come chiede Conte, inizia l'azione coi piedi praticamente sulla linea laterale per poi accentrarsi, puntare l'avversario e mettere in area un pallone morbido su cui Lukaku ha il tempo di far valere il fisico, girarsi, affidarsi alla sua amicizia col pallone al suo feeling col gol per mettere in discesa la partita. Una partita che l'Inter offre sempre la sensazione di controllare senza concedere varchi a un Bologna che in area non ci riesce a entrare e che quindi può affidarsi solo a qualche tiro da fuori.
L'importanza degli esterni, si diceva: il loro lavoro e la loro posizione trovano una spiegazione o, meglio, una così perfetta applicazione da dover essere la conseguenza di qualcosa di studiato e voluto. Un taglio verso il centro dell'area di Perisic da attaccante vero non viene premiato da un'imbucata precisa di Brozovic solo perché Skorupski è decisivo nell'anticipo. Lo stesso Perisic che poi si mostra attento e utile anche in fase di ripiegamento, come la legge incontestabile del suo allenatore detta. L'importanza degli esterni non diminuisce quella di un Brozovic ispirato, di un Gagliardini sempre al posto giusto (con un senso della posizione e una capacità di inserimento notevoli) e un Vidal ancora non nella sua versione migliore ma quanto meno ordinata.
Ha la sua importanza anche la difesa, dove giganteggia (o torna a giganteggiare) uno Skriniar feroce, che attacca e aggredisce, come del resto fanno i suoi compagni di reparto Bastoni e De Vrij, tutti pronti a tenere alta la linea e a partecipare costantemente alla fase di costruzione del gioco.
Il 2-0 che l'Inter trova prima dell'intervallo ci rimanda all'importanza degli esterni e al Brozovic ispirato come un regista di vera fama: dal piede del croato parte un pallone col contagiri che Hakimi, con un taglio verso il centro dell'area come già aveva tentato Perisic, stoppa perfettamente di destro e calcia in rete di sinistro con altrettanta precisione. Tutto questo al termine di un'azione ragionata, rallentata e gestita in cui l'Inter ha avuto pazienza e ha saputo aspettare la giocata giusta.
Un'Inter che trova comunque sempre il modo, quasi per non smentirsi, di sciupare le occasioni per mettere la pietra tombale su un match che il Bologna nella ripresa riapre in maniera fortuita sull'unica distrazione della difesa ma che Hakimi, dopo poco minuti, mette in chiaro che ha un solo padrone. Il marocchino trova la doppietta e il 3-1 della tranquillità (parola persino strana, se associata all'Inter) con un'azione che è un repertorio delle sue qualità: strappo in velocità, sterzata per lasciarsi alle spalle l'avversario, corsa verso il centro e sinistro preciso in porta.
Poi resta lo spazio per i cambi ma soprattutto per una gestione senza affanni in vista dello Shakhtar, partita decisiva o partita della disperazione che sembra così bene cucita addosso alla tendenza tutta interista di farsi protagonista di romanzi e avventure mai banali. Di certo l'Inter ci arriva con ritrovate convinzioni e compattezza, cose non scontate dopo un avvio di stagione che più di una volta ha fatto pensare che il tocco di Conte fosse sparito, che si fosse perso o raffreddato. E invece eccolo, nel momento importante: l'Inter c'è, c'è ancora. Ed è come se la pioggia, oltre che aver fatto da spettatrice alla terza vittoria consecutiva, avesse contribuito a lavare via affanni e malanni.
Autore: Giulia Bassi / Twitter: @giulay85
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