"Penso che sia giusto fare delle valutazioni nelle sedi opportune e che il club e i dirigenti eventualmente si facciano sentire in determinate situazioni. Non va bene che sia sempre l'allenatore a esporsi, ma da questo punto di vista siamo concentrati sul calcio e lo stesso i calciatori. Al resto pensa la dirigenza se ci sono stati episodi negativi". Con queste parole rilasciate nella pungente conferenza pre-Parma dello scorso 30 ottobre, Antonio Conte alzava il sipario sulla tanto attesa reazione mediatica dell’Inter.
In quella chiacchierata con la stampa ad Appiano Gentile il tecnico nerazzurro veniva stuzzicato dai colleghi su dei chiari episodi arbitrali sfavorevoli per Handanovic e compagni. E Conte, dopo una prima annata interista passata a metterci la faccia con sfoghi che hanno regalato più volte titoli ai giornali, a questo giro preferisce lavarsene le mani e servire un assist alla dirigenza, capitanata da un lungo compagno d’avventura come Beppe Marotta.
E proprio il dirigente varesino, recepito il messaggio, non si fa sfuggire l’occasione il giorno seguente, proprio dopo il pari interno contro il Parma, in cui viene negato un rigore grosso come una casa alla squadra di Conte per una netta trattenuta su Ivan Perisic che l’arbitro Piccinini preferisce inspiegabilmente non fischiare e non rivedere neanche al Var, tema principe dello 'sfogo Marottiano' nel post partita di San Siro: "Purtroppo c'è un vuoto normativo-regolamentare: il Var come ben sapete interviene in caso di errore dell'arbitro, questo però non giustifica il fatto che si debba assistere ad un susseguirsi di valutazioni sbagliate. Anche oggi c'era un evidente rigore a nostro vantaggio, quindi l'arbitro o chiede ausilio dei collaboratori o il Var deve intervenire. Significa creare forte disagio sull'incidenza del risultato. In questo caso magari non si sarebbe verificato perché la nostra non è stata una delle migliori prestazioni, però ne parlo perché dopo sei partite era giusto farlo” evidenziava con durezza l’a.d. nerazzurro, che concentrandosi poi sull’utilizzo del Var ricordava agli interlocutori che sia lui, in rappresentanza dell’Inter, che “tutto il mondo del calcio eravamo d'accordo al supporto della tecnologia che certamente non può debellare nella totalità l'errore umano, ma serve per chiarire meglio una situazione. In questo caso parlare di rigore certo è molto semplice. Non sono qui per protestare, ma per fare una denuncia su un vuoto normativo. È giusto che anche la classe arbitrale ogni tanto prenda una posizione di maggiore attenzione".
Passa una settimana, e dalla tecnologia nel calcio al 'caso Nazionali' il passo e breve. Quando il calendario segna domenica 8 novembre, l’esperto dirigente interviene a gamba tesa sulla questione dei giocatori bloccati dalle Asl e ai quali è stato impedito di raggiungere i ritiri delle rispettive Nazionali, chiamando addirittura in causa il Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora: "C'è molto rammarico, invoco il suo intervento - tuonava ai microfoni dell’Ansa -. Questa situazione è iniqua, porta ad un'alterazione della regolarità delle competizioni. Assurdo che le Asl si comportino in maniera diversa a Roma 1, a Roma 2, a Milano o a Firenze. Fermo restando che ci sono dei protocolli rigidi e giustamente tutti dobbiamo rispettarli, c'è la zona d'ombra nella mancanza di centralità della gestione. Ogni Asl diviene centrale nella gestione dei club. Diventa ancora più di rilievo il mio allarme di qualche giorno fa, con la richiesta di ridurre gli impegni delle Nazionali".
Pochi giorni dopo (e qui siamo alla stretta attualità, dato che si parla del 12 novembre) arriva la dura replica del club meneghino al ct del Cile, Reinaldo Rueda, che toccando la questione Alexis Sanchez in conferenza stampa reclamava più rispetto per lo staff medico della Roja. Con una nota ufficiale, il Biscione alza pubblicamente la testa rimarcando di ritenere “inaccettabili, offensive e non corrispondenti alla realtà le dichiarazioni del commissario tecnico del Cile Reinaldo Rueda. Il Club ha da sempre la massima collaborazione e ottimi rapporti con tutti gli staff delle rappresentative nazionali”. Il club rincara poi la dose approfondendo proprio il caso del Niño Maravilla, che “ha riscontrato un problema fisico in quasi tutte le convocazioni con la propria nazionale. In una di queste ha subito un grave infortunio che lo tenuto per tre mesi lontano dai campi da gioco. Questo ha rappresentato un grave danno sportivo per il Club, da sempre attento alla salute dei propri giocatori". Comunicato che la Roja ha preferito dribblare con un comodo e semplice ‘no comment’.
Il disappunto generale sul tema Nazionali viene infine ribadito nelle ultime ore, poco prima della positività al Covid-19 riscontrata a Marcelo Brozovic, sempre da Marotta, incalzato durante il 'Festival Glocal 2020' ideato da VareseNews: “Il mio ultimo intervento, riguardo a questa pausa per le nazionali, non era privare le selezioni di giocatori, il problema è valutare la situazione all’interno di una stagione anomala, in un calendario molto compresso - il pensiero dell’a.d. della Beneamata -. Bisogna valutare meglio le situazioni dei singoli atleti con un colloquio proficuo tra club e nazionali, ma anche la riduzione di tornei che non hanno rilevanza. Capisco l’importanza di Europei e Mondiali, ma cerchiamo di limitare alcune partite che hanno poco valore".
Dal Var alle polemiche arbitrali, passando per le Nazionali: in attesa di tornare in campo con l'obiettivo di rilanciarsi tra campionato e Champions League, l’Inter alza finalmente la testa (e la voce) fuori dal rettangolo verde.
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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