La scelta peggiore, indipendentemente da Frank de Boer al quale auguro le migliori fortune. Decisione non felice, ancor di più lo sono stati tempi e, soprattutto, modi nel liquidare un grande allenatore. Perché questo è Roberto Mancini, un coach di primissimo livello che all'Inter ha scoperto grandissimi campioni e posto le basi per il Triplete mettendo a disposizione di José Mourinho una squadra super, poi ovviamente amalgamata e ottimizzata dallo stesso portoghese che ha vinto tutto nella stagione 2009-2010.
Senza voler dedicare troppo tempo alle sue vittorie e alle sue scoperte per non andare fuori tema (Julio Cesar, Maicon, Esteban Cambiasso sono dei veri e propri capolavori, Javier Zanetti reinventato mezzala destra allungandogli così la carriera, oltre Mario Balotelli, uno dei talenti massimi che il calcio italiano abbia prodotto negli ultimi anni, indipendentemente dal prosieguo della sua carriera), il tecnico di Jesi è stato ed è uno dei migliori manager in circolazione (attenzione, utilizzo la parola 'manager' non a caso). Un ruolo che nel calcio inglese è presente da tantissimi anni e che quello italiano dovrebbe 'accogliere', non estirpare.
Un allenatore deve giocoforza avere voce in capitolo sul mercato, perché chi meglio di lui può conoscere pregi e lacune della rosa a disposizione? Ovviamente tutto deve essere coordinato con la proprietà, soprattutto per una questione economica, ma a parte questo credo che il Mancio manager che abbiamo visto con Erick Thohir prima della cessione a Suning Group fosse il meglio per il club, soprattutto in un momento storico tanto particolare come questo.
A parte ciò (parliamo di un'analisi criticabile e che non troverà d'accordo tanti tifosi), voglio semplicemente prendere le distanze dal modo in cui l'ex Manchester City è stato allontanato: comportamenti strani in società, il tycoon indonesiano che lo 'coccola' pubblicamente prima di optare per l'addio, coadiuvato da Michael Bolingbroke, CEO che ha pressato per questo epilogo. Comportamenti singolari, dato che la proprietà cinese sarebbe andata avanti tranquillamente con il mister.
Dispiace tantissimo, perché il Mancio non avrebbe mai meritato un trattamento di questo tipo. E per chi non lo sapesse (o facesse finta di non ricordarlo) era motivato al 100% per questo progetto, spinto dalle nuove possibilità con SCG e dalla voglia di fare bene in nerazzurro, con l'obiettivo di portare finalmente questa squadra in Champions League dopo tanto (fin troppo) tempo.
Il problema della rottura non è stato il mercato, per favore... Da sempre esistono visioni differenti tra tecnico e società, e quindi ci sta che il gruppo cinese non abbia voluto rischiare con Yaya Touré per una questione economica legata all'età, mettendo però a disposizione, questo sì, Antonio Candreva facendo uno sforzo per un classe '87. Questione di 'punti di incontro'. Un giocatore sì, quello no, l'altro vedremo. Quindi scusate, quale sarebbe l'aspetto clamoroso?
La vera rottura è arrivata per altro, in quanto il tecnico di Jesi considerava troppo caotica la situazione societaria attuale. Difficoltà inspiegabile nel rapportarsi con i nuovi vertici societari, condizioni parecchio particolari imposte nel nuovo contratto proposto e, dall'oggi al domani, zero potere sul mercato. Posso anche capire la limitazione in questo ambito, ma passare dall'avere il totale controllo al nulla assoluto, beh... ce ne passa.
Chiudo con una sensazione personale, ricollegandomi a un piccolo accenno sopracitato: martedì, una volta terminata la conferenza stampa del nuovo allenatore dell'Inter, nell'incamminarmi al parcheggio stampa fuori dai cancelli dell''Angelo Moratti' ho provato una sensazione di totale novità nell'ambiente. Fin troppo. Tutto troppo nuovo, troppo 'esterno'. Insomma, tutto troppo poco interista.
E anche per questo - in attesa, chissà, di un nuovo nome forte (fortissimo) in società - ribadisco l'importanza di una figura come il Mancio ancora presente. La persona che più di tutti conosce il valore di questi colori, il peso della maglia e il significato del successo con FC Internazionale. Evidentemente, però, per la nuova dirigenza questo non rappresentava un aspetto di primaria importanza, altrimenti il mister sarebbe ancora al proprio posto.
Detto ciò, ora parte l'era olandese. Idee brillanti, calcio moderno e predisposizione al bel gioco e una conferenza stampa di presentazione assolutamente promossa. Il titolone non c'è stato (gli spunti più significativi hanno riguardato Mauro Icardi, la Juventus e forse RM stesso), ma la sicurezza certamente. Il tifoso interista giustamente deve augurarsi che con il classe '70 di Hoorn possa aprirsi un ciclo, ma questo non c'entra con l'analisi di questo editoriale.
Indipendentemente, quindi, da cosa riuscirà a fare FDB, il trattamento riservato al Mancio era e resterà assolutamente ingeneroso. Un allenatore di questo livello avrebbe meritato ben altro. Non c'entra la storia e ciò che lui ha fatto in passato, ma solamente il suo status. Parliamo, piaccia o meno agli interisti, di uno dei tecnici con più appeal a livello internazionale. Quindi, 'In bocca al lupo, Frank. Altrettanto per lei, mister Mancini. Qualcuno l'ha trattata come mai avrebbe meritato'.
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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