Partite da Champions, serate di notte e di campioni. Vietato abbassare la guardia contro l'Atalanta. Da sempre Gasperini soffre il gioco dell'Inter. Ma, si sa, le sorprese possono sempre essere dietro l'angolo. Quando la posta in palio è così alta i compiti, anche quelli più semplici, diventano complicati. Per cercare di semplificare la pratica le intenzioni sono chiaramente battagliere. Francobolli reciproci: l'Inter s'attiva con la prima pressione molto spesso vincente. La manovra ragionata viene costantemente sopraffatta. Energia e ritmo per accerchiare gli avversari: l'avvio è interamente di marca interista, con la giocata spaziale della Thu-La: attivazione tecnica, scarico con annesso scambio e goniometro aperto. Lautaro manda in porta Thuram, che colpisce il palo interno. Non si sta fermi un attimo al Gewiss Stadium (d'altronde è pura regolarità il ritmo elevatissimo), così Pasalic impegna Sommer all'intervento riparatore. Esecuzioni estemporanee: essere ben messi in campo non è pura ontologia di Dea e Biscione, quel che conta è la rapida riaggressione per punzecchiare le rispettive difese.

ATTACCHI MASSICCI A CACCIA DELL'EPISODIO DECISIVO. Si conoscono a menadito gli ingredienti da applicare, eppure talvolta anche la difesa interista si fa trovare impreparata. Proprio come quando Lookman fa un tunnel pregiato a Pavard, riparte infilandosi negli spazi senza trovare il bersaglio grosso. E' il preludio di qualcosa di buono per la formazione di Gasperini? Ederson occupa la zona ibrida, difficilmente intercettabile dal centrocampo interista. I raddoppi di marcatura su Lookman sono costanti, le posizioni diventano talmente temporanee da non costituire tasselli. I tentativi ci sono, le rincorse indietro e in avanti sono continue. Il tassello dell'imprevedibilità diventa legge quando in campo ci sono Atalanta e Inter. Che, nella prima frazione, peccano di precisione offensiva, ma giocano con il piede sull'acceleratore. Attacco, difesa e centrocampo: la soluzione unica e condivisa dei due assetti resta sempre quella. L'accoppiamento della dimensione soggettiva e oggettiva è un'autentica condivisione, costante ricerca della perfezione. Carica agonistica rilevante: l'indirizzo è tracciato.

IL GUIZZO DI CARLOS, LA PERSONALITÀ NERAZZURRA. E' come una finale, è l'indirizzo verso il traguardo da tutti auspicato. L'Inter lotta cercando di portare a casa i tre punti. La carica agonistica è tanta, il tifo del pubblico di casa è asfissiante e si fa sentire senza nemmeno un secondo di silenzio. In serate come queste conta solamente essere cinici e non sbagliare un colpo sul piano realizzativo. Così il guizzo di Carlos Augusto spariglia le carte gasperiniane: il deposito nel sacco equivale al vantaggio meritatissimo, per quanto si era visto nel primo tempo. Il Biscione attacca con grande padronanza, dimostrando una netta crescita fisica. Ederson si fa cacciare ingenuamente, Lautaro Martinez non perdona, servito sapientemente da Barella. La scelta di tempo è davvero pregiata: l'esecuzione tecnica e temporale è devastante. La fisicità interista sovrasta la Dea. Nel finale Frattesi ha la possibilità di archiviare la pratica con il tris implacabile. Ma la mezzala nerazzurra si divora il colpo del ko. Che, comunque, non è necessario. Perché l'Inter festeggia una vittoria determinante in chiave Scudetto.

Uno, due e tre punti: scatto Inter, Dea battuta con i 'suoi ingredienti' (forza, intensità e alta riaggressione). Operazione magistrale!

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 17 marzo 2025 alle 08:00
Autore: Niccolò Anfosso
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