Nessuno lo sa, nemmeno chi gioca nell’Inter capisce o vuole spiegare perché una squadra tecnicamente di alto livello, giochi a calcio fino a dicembre e poi interrompa per tre mesi il suo standard, per poi riprenderlo altrettanto misteriosamente a metà marzo. L’Inter ha giocato correndo, muovendosi simultaneamente e non uno alla volta mentre gli altri 10 guardano la partita come accadeva fino a due settimane fa, aiutandosi e proponendo calcio contro un Doria che dai primi minuti non aveva alcuna intenzione di lasciare campo. Il risultato finale ha fatto dire a molti che sia stato merito nerazzurro, tanto quanto una debacle della Sampdoria ma basta guardare i primi venti minuti per accorgersi che la partita era alla pari e che l’Inter ha sorpreso i doriani e rotto ogni equilibrio, sottraendo loro le sicurezze che avevano reso i padroni di casa una macchina da guerra a Marassi, con 10 vittorie, 2 pareggi e 2 sole sconfitte maturate con Lazio e Sassuolo. Non si aspettavano loro e nemmeno noi di vedere un'Inter con tanta intensità e ben messa in campo da Spalletti.

Il primo tempo mostra un Inter sul pezzo, con i movimenti giusti, la pressione dei centrocampisti sui Praet e Torreira, l’armonia delle giocate e una squadra che si muove aiutandosi nei raddoppi e nelle transizioni. Si vedono finalmente giocate di qualità, mai velleitarie ma continue è importanti, con un atteggiamento mentale visto raramente in questo campionato. Gagliardini gioca con testa e cuore, garantendo ritmo e copertura ma è Cancelo ad essere il vero uomo in più, insieme a Rafinha. I due con le loro qualità tecniche danno tante soluzioni in più e personalità in una zona del campo dove l'Inter era sempre stata ordinaria è intimidita da qualunque avversario. Al contrario la squadra si ritrova in ogni angolo del campo e intensifica le operazioni tra il 20°e il 22° del primo tempo, arrivando vicino al gol in ben tre occasioni. Da una parte pensi che l'Inter potrebbe pentirsi di quei 3 minuti in cui non è riuscita a sfruttare quella valanga di situazioni ma dall'altra ci si convince che la squadra ci sia.

Nemmeno il tempo di fare questa mini riflessione che arriva il gol di Perisic e da quel momento parte uno show che dura fino al novantesimo Tripletta di Icardi d cui una con un meraviglioso colpo di tacco. Si va a riposo sullo 0-4, stropicciandosi gli occhi, increduli per la prestazione sontuosa di una squadra che fa rabbia per i tre imperdonabili mesi di sosta e rottura prolungata. Nel secondo tempo l'Inter torna e rischia qualche minuto, Spalletti si agita in panchina, ragionevolmente, visto che la Samp prende campo ma pochi istanti dopo arriva il gol del definitivo 0-5, neanche a farlo apposta con un altro gol di Icardi che arriva a quota 103 gol in serie A. Si va avanti fino al termine della partita con ordinaria amministrazione, gestendo forze e praticando cambi per dare minuti a giocatori come Eder e Borja Valero. Finale da applausi e tifosi sereni dopo troppo tempo.

Ora arriva la sosta e va da sé che l’Inter in scena il 31 marzo avrà una veste ulteriormente inedita, prima del derby di mercoledì 4 aprile che potrebbe aprire scenari importanti o di nuovo foschi. La morale è che Spalletti ha fatto bene a scuotere l’ambiente, pur facendosi consegnare la patente di uomo confuso e nervoso per almeno due settimane. Il problema è proprio che un tecnico all’Inter debba arrivare a provocare in ogni direzione per avere prestazioni che, a maggior ragione in una stagione senza coppe, dovrebbero essere normali. La tentazione di credere nel destino a favore è sempre forte ma l’incognita della sosta e la discontinuità della squadra non possono essere dimenticate per merito di una vittoria, per quanto bella come quella di Genova.

Il 31 marzo il Verona, mercoledì 4 aprile alle 18.30 il derby e poi l’8 aprile contro il Torino di Mazzarri con un'Inter che oggi ha un Rafinha ed un Cancelo che rendono la squadra più disinvolta e imprevedibile, Brozovic e Gagliardini che hanno tagliato il traguardo delle due partite consecutive a buon livello, Perisic che è invece atteso da una riconferma ma è tornato a fare gol e persino il doppio passo, tipico di quando si sente in fiducia, più il ritorno di Icardi che in area resta mostruoso. Se la testa restasse questa la Champions non sarebbe impossibile.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 19 marzo 2018 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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