Una macchina perfetta. Espressione ampiamente abusata dagli addetti ai lavori per descrivere il funzionamento degli ingranaggi interisti. D'altronde i numeri fanno paura a qualsiasi avversario, se consideriamo le dodici vittorie consecutive in tutte le competizioni. Scendono (si fa per dire) a nove se inseriamo nel conto solo quelle relative al campionato italiano. Dall'inizio del 2024 ad oggi la squadra di Simone Inzaghi ha soltanto vinto e per il tecnico è un primato personale. Perché il tecnico nerazzurro non aveva ancora vinto (con il Biscione) nove gare consecutive in Serie A.

Nello scorso editoriale abbiamo fatto un crossover tra calcio e sociologia, inserendo il gioco interista nella Teoria dei Sistemi di Luhmhan, denominata "differenziazione funzionale". Si evidenziano la qualità del centrocampo, l'implacabilità di Lautaro, la bravura di Sommer in costruzione, le uscite dei difensori che sparigliano le carte delle difese avversarie; tutte identità racchiuse nella diversificazione degli elementi del collettivo in base alla funzione che hanno o al compito che devono svolgere. Ci sono (nel senso ontologico di esistere e persistere) dei parametri prestabiliti, che equivalgono alla tattica, poi delle operazioni collegate per la buona riuscita delle singole situazioni.

Stasera ci concentriamo sulla filosofia, con un parallelismo concettuale tra la struttura dell'Inter e Baruch Spinoza, padre dell'empirismo (si rifà ad Aristotele) e del determinismo. È un piccolo gioco che facciamo per sviare dallo scrivere comune tra analisi tattiche e opinioni personali (se ne leggono già troppe sui social). Pensiamo al Demone Simone Inzaghi padre (o demiurgo) della creatura Inter. L'assunto basilare del principio teorico è che nulla accade per caso, ma secondo precise ragioni e necessità contingenti. Ora, le ragionic sono concepite dai dettagli che il mister accuratamente si propone di curare in ogni allenamento (ricorderete il consiglio a Dimarco sul posizionamento del rigore di Lautaro, ndr). Lo spirito di gruppo, inteso come vita di gruppo ed extra-gruppo.

La conciliazione di questi due aspetti risulta fondamentale nella produzione dei risultati. L'Inter, dunque, è sostanza, unica e creata da Inzaghi (Spinoza riteneva che la sostanza fosse increata ed eterna), i suoi attributi sono i calcianti nerazzurri, bravi a declinare le metodologie di sviluppo del gioco. Ma soprattutto con obiettivi chiari e ben definiti: la seconda stella e un cammino di rilievo in Champions. Gli attributi sono pronti a seguire il creatore. Demiurgo, Inzaghi plasma la materia. E il campo parla sempre, che è una meraviglia...

Sezione: Editoriale / Data: Gio 07 marzo 2024 alle 00:01
Autore: Niccolò Anfosso
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