"In questo momento l'unico mio grande desiderio è mettere la seconda stella sul petto". No, non è una dichiarazione di Inzaghi. A dirlo è stato Amadeus nella conferenza stampa all'indomani della finale di Festival di Sanremo quando qualcuno lo interroga sul futuro. Questione di priorità. La stessa che Simone Inzaghi ha messo in cima ad ogni discorso all'inizio della stagione. La priorità in casa Inter è sempre stata la seconda stella. Perché dopo due stagioni, questa squadra sa di doverlo ai suoi tifosi, sa di doverlo alla società, sa di doverlo al mister, sa di doverlo soprattutto a sé stessa.

Agli archi Dimarco, Bastoni e Calhanoglu. Ai legni Barella, Darmian e Acerbi. Agli ottoni Sommer, Mkhitaryan e Pavard. Alle percussioni Thuram e Lautaro. A pochi minuti dalla finalissima di Sanremo, l'Inter ha anticipato tutti e ha suonato l'ennesima melodia armoniosa della sua stagione e lo ha fatto nella capitale d'Italia. A dirigere l'orchestra in campo non c'era Simone Inzaghi, ma Massimiliano Farris, anche se il primo si è fatto sentire eccome con i suoi uomini all'intervallo dopo averlo chiuso in svantaggio. 

60 punti in 23 partite, 19 vittorie, 3 pareggi e una sola sconfitta. Differenza reti che dice +42. Sette vittorie su sette nel 2024, nel mezzo una Supercoppa vinta. Numeri paragonabili solo a quelli dello share di Sanremo. Inzaghi come Amadeus, da Sanremo a Roma, tutto nel segno dei colori nerazzurri. Agli altri il compito, ancora una volta, di trovare qualcosa di insensato per creare l'ennesima "polemica" e trovare un altro pretesto per non fermarsi e applaudire quest'orchestra meravigliosa da standing ovation.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 12 febbraio 2024 alle 00:00
Autore: Raffaele Caruso
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