Il contatto tra Sommer e Nzola in Fiorentina-Inter è da rigore perché il portiere nerazzurro “sfioricchia” il pallone e colpisce poi “contestualmente” il viso dell'attaccante viola. È questo il concetto espresso dalla sala VAR (dove erano seduti Marini e Doveri, comodi davanti ai vari display) all’arbitro Aureliano, che dal campo aveva invece avuto la sensazione che “Sommer prendesse prima il pallone” rispetto a Nzola. Cosa che effettivamente accade, visto che la palla schizza ad almeno a 5 metri da terra dopo l’uscita di pugno dello svizzero. Altro che “sfioricchia”, voce del verbo “sfioricchiare” gentilmente coniato a Lissone per giustificare un calcio di rigore.

Seguendo la stessa dinamica, in passato contatti ben più gravi non erano stati sanzionati con il penalty: vedi il pugno di Maignan a Lovato (che invece aveva già impattato il pallone di testa) nel Cagliari-Milan dell’anno dello scudetto rossonero. Ma anche nel presente, come successo quest’anno in Cagliari-Frosinone, quando un calcio di rigore era stato revocato ai sardi perché “se il portiere tocca prima il pallone non c’è fallo”, (cit. Sala VAR). A Firenze è abbastanza chiaro: Sommer prende prima il pallone e poi il viso di Nzola, uscendo di pugno. E non si può smaterializzare. Di “contestuale” non c’è proprio niente, basta supercazzole. E infatti il karma ha poi fatto il suo corso, con l’ex Bayern che ha usato i guantoni dell’accusa per parare il rigore a Nico Gonzalez.

L’episodio del Franchi è comunque già il passato. Il presente vede invece l’Inter al primo posto in classifica, a +4 dalla Juventus battuta senza storie (e senza polemiche) tre giorni fa in un San Siro affamato come la squadra di Inzaghi, in vetta con un asterisco che ora ‘disturba’ un po' meno. L’Inter ha meritato di vincere più di quanto dicano il risultato stretto e lo sfortunato autogol di Gatti: Sommer spettatore non pagante, possesso palla per gran parte del tempo gestito da Lautaro e compagni, grosse occasioni da gol sventate dai legni (palo di Calhanoglu) o dall’istinto felino di Szczęsny (decisivo sui tentativi ravvicinati di Barella e Arnautovic). Il felino che ha deciso la gara ha invece sbagliato porta. E aveva il 4 sulla maglia. La vittoria poteva essere ben più larga, ma forse l’Inter doveva portarla a casa proprio di “cortomuso” contro la squadra più affezionata di tutte al risultato di misura e guidata dall’esperto di ippica.

Quello di San Siro è stato un segnale importante che l’Inter ha dato al campionato, alla Juventus e soprattutto a se stessa. Ma, come giustamente sottolineato da Inzaghi nell’immediato post del Derby d’Italia, “questa è solo una tappa”. Il campionato è ancora lungo e gli ostacoli da saltare sono ancora tanti, a partire da quello di sabato contro la ritrovata Roma di De Rossi. Dopo la vittoria sulla Juve (che di certo non mollerà la presa) possiamo dire che l’Inter “sfioricchia” lo scudetto: l’errore da non commettere assolutamente è pensare di averlo già in bacheca prima del tempo.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 07 febbraio 2024 alle 00:00
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
vedi letture
Print