Non si ferma la Beneamata. Nel 2024 giocate nove partite, comprese le due di Supercoppa a Riyadh, centrate nove vittorie. Tranne quella sofferta con il Verona, tutte condite da un gioco che coniuga spettacolo e concretezza, armonia e pragmatismo. Nel fumoso dibattito su chi abbia ragione tra i cosiddetti giochisti e i cosiddetti risultatisti, l'Inter di Simone Inzaghi mette tutti d'accordo sposando entrambe le correnti. I nerazzurri giocano e vincono e probabilmente vincono sempre perché giocano talmente bene che non potrebbe essere altrimenti. Ma giocano per ottenere il risultato, non per inutile esercizio di estetica che in una competizione dove bisogna superare l'avversario, non porta a nulla.

Questa Inter ha pochi difetti. Il più appariscente potrebbe essere quello di non disporre di giocatori in grado di saltare sistematicamente l'avversario in dribbling, per poi concludere a rete. La squadra arriva a meta con la manovra, cambi di gioco, movimenti e inserimenti che alla lunga stendono chi tenti di opporsi. E i singoli si esaltano e si divertono a recitare lo spartito, non lo subiscono. Non c'è ingabbiamento dello schema vissuto come dogma, ma possibilità di interpretare quanto provato in allenamento a seconda di cosa propongano di volta in volta la partita e l'avversario.

L'Inter di Simone Inzaghi e del suo meritevole staff sta mostrando anche una condizione fisica eccellente, corrono tutti. Sia in avanti quando serve attaccare, sia all'indietro quando serve ricompattarsi. Insomma, al momento la capolista del campionato rappresenta la sintesi quasi perfetta tra la necessità di vincere le partite e la bellezza dello spartito utilizzato per arrivare al successo.

Altro aspetto che sta risultando vincente è la coesione che esiste nel gruppo nerazzurro. Spesso si rischia di cadere nella retorica quando nel calcio si evidenzi come uno spogliatoio possa apparire unito e sorridente, mentre magari la realtà dica altro. All'Inter no. È tutto splendidamente vero. Lo dimostrano le esultanze di chi sta in panchina al momento dei gol, l'incoraggiamento continuo tra chi esce e chi entra nei minuti cruciali delle partite. È molto probabile che giocatori come ad esempio Frattesi, titolare in Nazionale, o Asllani che sogna di essere elemento indispensabile della squadra che ha scelto per decollare, non siano felici di fare parte delle cosiddette seconde linee. Ma è altrettanto vero che non fanno nulla per incrinare la serenità di un ambiente che marcia compatto verso l'obiettivo. Sono ragazzi intelligenti, sanno che davanti a loro ci sono giocatori fondamentali come Barella, Calhanoglu, lo stesso Mkhitaryan e hanno capito che anche venti minuti finali disputati con voglia e senso di appartenenza, possano essere indispensabili per permettere all'Inter di continuare la marcia.

E visto che abbiamo nominato i tre titolari di un centrocampo che non ha rivali in Italia e che ha dimostrato di saper fare la voce grossa anche in Europa, voglio spendere due parole per Nicolò Barella. La prestazione del ventisettenne cagliaritano contro l'Atletico Madrid ha rasentato la perfezione. La solita corsa per l'intero match, il senso della posizione, la potenza nei contrasti, la pulizia tecnica nel distribuire palloni mai banali. Nicolò Barella è ufficialmente uno dei migliori centrocampisti/tuttocampisti d'Europa. Delicate vicende personali ne avevano condizionato l'umore a inizio stagione e in campo emergeva un eccesso di nervosismo che strideva con il clima idilliaco di cui accennavamo prima. Ora il ragazzo è tornato sereno e pienamente concentrato a dare il suo insostituibile contributo alla squadra che ama. Sì, perchè Nicolò Barella è un interista vero e ci auguriamo che la società sia in grado di blindarlo dai prevedibili assalti dalle potenti d'Europa.

Intanto domani l'Inter tornerà in campo a Lecce. Una partita un meno, nove punti di vantaggio sulla seconda, undici sulla terza. La marcia è spedita, impetuosa, ma guai a pensare che ormai sia fatta. Thuram è fermo ai box per l'elongazione all'inguine patita in Champions, Sommer ha la febbre e comunque il mister ha in mente di ricorrere a un ragionevole turn-over per mantenere tutti sul pezzo. Al Via del Mare ci sarà ancora da battagliare, ma questa Inter e i suoi tifosi innamorati non hanno intenzione di fermarsi. Perché è bello continuare a cantare: “E se ne vaaa...”

Sezione: Editoriale / Data: Sab 24 febbraio 2024 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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