Si chiude domenica sera al Meazza, contro l'ottimo Empoli dell'ottimo Maurizio Sarri, una stagione brutta, snervante, illusoria, contradittoria. La beffa tafazziana di Marassi con il Genoa rappresenta l'ultima chicca, anche se alcune circostanze fortuite e non tutte legate al campo potrebbero ancora lasciare aperta all'Inter la strada per l'Europa League. L'antidoto alla tristezza dovrebbe essere rappresentato dal futuro, che, ci avevano spiegato, sarebbe stato all'insegna della rinascita.
Intanto godiamoci le nuove maglie presentate ieri al Meazza nel corso di Inter Night. Finalmente si torna alla tradizione con le strisce verticali larghe nere e azzurre per quanto riguarda la prima maglia, come quelle indossate dall'Inter del Trap nella stagione 90-91, quella che coincise con la conquista della Coppa Uefa. E sarà ispirata alle vittorie del passato anche la seconda divisa, bianca con strisce orizzontali nerazzurre. Evviva. Ma per vincere serve che queste maglie le indossino giocatori forti, i Campioni. Quelli che Roberto Mancini ha invocato per l'ennesima volta in sala stampa dopo la sconfitta interna con la Juventus.
Sembrava tutto fatto per l'arrivo a Milano di Yaya Touré, pupillo e prima scelta di Mancini, il club nerazzurro ha da tempo raggiunto l'accordo economico con il forte centrocampista ivoriano, ma negli ultimi due giorni la situazione ha preso una piega che non ci piace per niente. Il signor Dmitri Seluk, agente di Touré, dice grazie a Thohir e a Mancini per aver corteggiato il suo assistito in modo corretto e per avergli presentato un'offerta rispettosa del valore del Campione, nonostante la carta di identità dica 32. Ma il City non ci sente, il giocatore, dicono, non si vende nemmeno per cento milioni e i tifosi dell'altra Manchester hanno commosso Yaya, nel giorno del suo compleanno, con grandi manifestazioni di affetto.
Tutto questo succedeva dopo la delusione per l'ufficializzazione di Paulo Dybala alla Juventus, nonostante lo stesso Zamparini facesse sapere al “popolo” come Erick Thohir avesse pareggiato l'importante offerta del club bianconero (34 milioni) e che quindi la scelta di viaggiare verso Torino sia stata solo del giovane talento argentino. Finiti qui i colpi bassi? No.
Eccone un altro che rischia di risultare il più difficile da incassare, il possibile addio di Pirelli come main sponsor dell'Inter. Il legame con lo storico patner dura dal 1995 e avrà scadenza nel 2016. “Senza Coppe non ha senso proseguire”, fa sapere il dottor Tronchetti Provera, grande tifoso nerazzurro, ma soprattutto presidente e amministratore delegato del colosso produttore di pneumatici. Pirelli paga tredici milioni a stagione, la separazione rappresenterebbe una ferita sanguinosa per i conti del club, sempre che Thohir non abbia già pronto l'asso nella manica per un'eventuale avvicendamento. Massimo Moratti, legatissimo a Tronchetti Provera, invita a non drammatizzare, interpretando le sue parole non come un addio, ma come uno sprone a costruire al più presto la squadra da vertice.
Tante, troppe complicazioni, abbiamo più volte sottolineato come l'Inter sia ad un bivio, un'altra annata nella mediocrità sarebbe letale per i conti, per l'immagine, per lo stesso futuro del club che ha già perduto gran parte del suo appeal, nonostante una storia ricca di campioni e di successi. Ricordiamo che solo cinque anni fa l'Inter centrava il Triplete, solo quattro anni fa saliva sul tetto del mondo in quel di Abu Dhabi. Le difficoltà elencate finora hanno già fatto sentenziare i soliti noti che parlando di Inter vedono sempre il bicchiere mezzo vuoto: senza Yaya Touré, Roberto Mancini se ne andrà. Ma mentre scriviamo, è lo stesso tecnico, dal maestoso scenario del Meazza, a rassicurare il popolo nerazzurro: “Ho fiducia nel club, anch'io comprerò l'abbonamento per la prossima stagione. Sono sicuro che avremo una squadra competitiva e poi, come ha detto Bolingbroke, la società farà di tutto. Anche la società vuole giocatori come Touré, qui. Giocatori che possono rinforzare la squadra. La speranza è questa, vogliamo una grande squadra”.
Insomma si lotta, consci delle difficoltà rappresentate dal non poter staccare assegni milionari come un tempo e con l'impossibilità di poter sedurre come un tempo al cospetto di club che hanno fatturati improponibili, non solo per l'Inter, ma per tutte le società italiane, a eccezione forse per la Juventus, finalista in Champions League. Ma proprio il cammino dei bianconeri deve far riflettere. La prosperità economica non può prescindere dall'aspetto sportivo. Vincere, oltre a far godere i propri tifosi, aumenta prestigio e ricchezza. Quindi, anche in regime di Financial Fair Play, l'imperativo è: investire.
Mancini ha dettato la via, la società faccia di tutto per non deragliare. Mauro Icardi è vicinissimo al sospirato rinnovo, Yaya Touré e non solo lui, devono sbarcare a Milano, sponda nerazzurra. Lo meritano gli abbonati presenti ieri sera al Meazza, lo merita la nuova e finalmente “vecchia” maglia, lo meritano tutti i tifosi dell'Inter. La mediocrità lasciamola ai mediocri.
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