Più dei gol segnati, dei clean sheet, della classifica, a certificare il dominio dell'Inter sono gli olé con cui il pubblico del Meazza, gremito in ogni ordine di posto, hanno accompagnato le battute finali della partita contro l'Atalanta, il famoso recupero della 21^ giornata imposto dalla spedizione (vincente) a Riyadh. Un asterisco su cui in tanti non interisti avevano riposto le proprie speranze, magari arrivandoci con un divario meno evidente dalle inseguitrici. Invece oltre allo spettacolo, l'Inter distribuisce anche delusioni per coloro ancora aggrappati a una tiepida e illusoria speranza di dare un senso alla lotta Scudetto. 

Gasperini ci ha provato, va detto. Ha aggredito subito uomo contro uomo la squadra forse meno adatta da affrontare così. Eppure la strategia ha funzionato inizialmente, producendo anche il gol di De Katelaere viziato però da un tocco di braccio di Miranchuk. Dalla gioia all'amara consapevolezza, il passo è stato breve perché una volta viste le carte dei bergamaschi i padroni di casa hanno iniziato a metterli alle corde, costringendo Carnesecchi a raccogliere due palloni dal fondo della rete prima del duplice fischio finale.

Il preludio a quella che sarebbe stata una pioggia di occasioni per l'Inter, proprio in una fase della giornata in cui il meteo aveva concesso una pausa dopo tre giorni milanesi a dir poco bagnati. Nel secondo tempo  non c'è stata francamente storia, troppo ampio il divario sia tecnico sia mentale tra le parti, benché i bergamaschi stessero viaggiando in queste settimane a ritmi decisamente alti, confermati anche tre giorni prima sempre al Meazza contro il Milan. Milan decisamente più alla portata di questa Inter che completa il poker dei poker consecutivi tra Roma, Salernitana, Lecce e appunto la Dea. Un rullo compressore che ti lascia solo la soddisfazione, dopo averlo affrontato, di non rivederlo più fino alla prossima stagione.

Inutile soffermarsi sui singoli quando è la squadra intera che predica calcio per palati fini e diverte il pubblico come a uno spettacolo circense. E partita dopo partita gli aggettivi si sprecano fino a diventare quasi banali, retorici, al punto da doverne inventare degli altri per spiegare il valore di questa squadra, che anche ieri sera ha legittimato l'endorsement di Pep Guardiola, sempre prodigo di complimenti per l'Inter e per il lavoro di Simone Inzaghi. Al quale la Curva Nord ha dedicato il significativo coro "Uno di noi", non certo casuale, alla luce delle recenti voci che lo vorrebbero assai gradito in Premier League.

Nell'attesa di blindarlo con un rinnovo più che meritato, il tecnico piacentino può finalmente liberarsi del peso di quell'asterisco, che nel 2022 gli era costato lo Scudetto e che in questo 2024 da 12 vittorie consecutive e 12 punti di vantaggio reali sulla seconda probabilmente gli ha restituito il maltolto. Viva il demone, viva il pescatore di asterischi. Viva questa Inter "bella come quella madonna che un giornò qualcuno pescò (cit.)".

Sezione: Editoriale / Data: Gio 29 febbraio 2024 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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