"Due coniugi stagionati". L'espressione metaforica del collega Luigi Garlando della Gazzetta dello Sport ritengo sia la migliore per descrivere il rapporto conflittuale, ma analogamente orientato allo stesso obiettivo, di Inter e Juventus. Il profilo basso di Allegri ha funzionato togliendo tanta pressione ai suoi ragazzi, alcuni poco abituati a lottare per il tricolore. E infatti la metodologia nell'approccio, rispetto alla scorsa stagione, è diversa. La Juve segna di più, è maggiormente solida in fase difensiva e sarà un ostacolo complicato per i nerazzurri. Che, dal canto loro, hanno dimostrato anche in Supercoppa di essere in controllo della situazione. Sono diverse le iconografie trionfali che hanno contraddistinto il brillante gioco dell'Inter in questo campionato. Il presupposto ontologico rimane lo stesso: tutti devono sentirsi importanti perché avere una panchina lunga e affidabile costituisce un possibile punto di svolta di questo duello.

Il lato tecnico sta fornendo una chiara proiezione di un gioco che collega traiettorie lucide e sempre chiare. Gestione dei momenti per aumentare il ritmo o diminuirlo. Continuare a restare uniti, recuperare al meglio le energie e vincere anche le partite sporche. Va bene il tratto identitario, ma anche giocare qualche partita contro la propria natura, ecco, farebbe del Biscione una squadra inarrivabile per le concorrenti della Serie A. Il segnale è chiaro: l'Inter ha in mente di guardare solo ed esclusivamente il suo cammino, senza farsi condizionare da chi è avanti o indietro in questa o quella specifica contingenza. Gli ostacoli arriveranno. Anzi, sono dietro l'angolo perché la Fiorentina è un osso duro soprattutto a livello di dinamismo in mezzo al campo e sulle fasce; ma Inzaghi ha ampiamente collaudato una macchina che risponde alle esigenze tecniche proiettate all'obiettivo. Inter e Juve, tanto diverse e poco analoghe soprattutto sul piano del gioco.

In chiusura non può mancare una piccola riflessione sulle consuete polemiche arbitrali (con annessi servizi televisivi) che stanno attanagliando l'universo del web. Gli errori del VAR sono evidenti, alcune interpretazioni distorte del regolamento portano a valutazioni ambigue di situazioni di campo effettivamente al limite. Gli strafalcioni, però, in questa stagione hanno raggiunto un tasso quantitativo elevato. La tecnologia non ha migliorato di molto la conduzione, anzi, molto spesso ha messo in seria difficoltà arbitri che hanno cambiato metro di valutazione da un tempo all'altro, come accaduto con Rapuano in Supercoppa. Nel frattempo l'Associazione Italiana Arbitri ha preso una posizione dura dopo le accuse anonime lanciate ieri sera. "Illazioni senza alcun fondamento concreto", si legge nel regolamento. Vero, ma adesso c'è solamente un'azione da condurre: ridurre il margine di errore.

Piccola postilla sulla riforma: indiscrezioni di Sportitalia hanno riferito dieci giorni fa della volontà di Gravina di cambiare registro in fretta. Riunioni su riunioni per ridurre il numero di squadre. Tuttosport ha addirittura ventilato l'ipotesi dei playoff incrociati (in stile Bundesliga per capirci) tra categorie per promozioni e retrocessioni. Le idee sono tante, sarà complicato arrivare a un principio di comunanza. La riduzione delle formazioni professionistiche è una proposta razionale (Iervolino l'ha definita 'intelligente'), ma a questo punto ci sono da comprendere le modalità dello scossone. La C ha allo stato attuale 60 squadre. Dunque, siamo alle porte di un'altra categoria cuscinetto. Reintroduzione dello status di semiprofessionismo? E le nove promozioni dalla D alla C? E le seconde squadre? E le regole sugli Under? Le strutture? I ripescaggi? Le riammissioni? I continui fallimenti? In giro se ne vedono di tutti i colori. Le regole sono poco chiare: permettere a club dilettantistici di condurre a termine un campionato senza aver pagato nemmeno gli hotel del ritiro estivo, beh, è davvero troppo. Così come troppe sono le nostre domande, alle quali mancano tante risposte. Ma non da oggi, nemmeno da ieri.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 25 gennaio 2024 alle 00:01
Autore: Niccolò Anfosso
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