In un calcio di simulazioni, di testate (addirittura ora anche da parte di un allenatore nei confronti di un calciatore della squadra avversaria), di risse, di parolacce riprese dalle telecamera e di altre episodi bruttissimi che si vedono sul rettangolo verde di gioco ogni weekend, le parole di Nicolò Barella al termine di Bologna-Inter rappresentano uno spiraglio di luce e salvezza che può fare solo del bene al nostro calcio.

"Non era mio intento simulare, ma probabilmente ho sbagliato nella reazione e voglio chiedere scusa per quel momento. In campo hai voglia di vincere e fai cose che non vorresti fare, mi scuso e basta". Frasi arrivate dopo una settimana di polemiche, di dossier, di inviti da parte di testate giornalistiche nei confronti di Barella a redimersi. Come se fosse il primo giocatore a "simulare" toccandosi altre parti del corpo dopo un contatto duro in campo, che c'è stato. Non è stata una simulazione, ma il centrocampista nerazzurro si è scusato per aver accentuato le conseguenze del contatto. Ma vi ricordate prime pagine o inchieste nazionali quando Vlahovic è svenuto a terra dopo essere sfiorato da D'Ambrosio? Se qualcuno se lo fosse dimenticato...

Questo chiaramente non cambia ciò che il centrocampista azzurro (che ieri ha indossato la fascia di capitano dell'Inter) ha fatto contro il Genoa. Ma forse c'è un accanimento troppo esagerato su di lui. A differenza di altri "simulatori" però Nicolò Barella ci ha messo la faccia. In mondovisione. Chiedendo scusa. Un giocatore straordinario ma anche un ragazzino diventato uomo, dentro e fuori dal campo. Marito. Papà di tre figlie e presto anche di un maschietto. Quanti lo avrebbero fatto? Pochissimi. "Questa cosa gli fa onore. È stato un bellissimo gesto, a volte noi siamo i primi a sbagliare per l’adrenalina ma basta rendersene conto”, ha sottolineato poco dopo Inzaghi.

Un assist che a quanto pare però gran parte degli italiani non ha colto. Oggi La Gazzetta dello Sport invece di sfruttare il gesto di Barella e trasformarlo in un esempio soprattutto per i più piccoli, ha fatto l'esatto contrario."La prossima volta, però, basterà non rotolarsi troppo". E invece no. Le parole sono importantissime e pesano come un macigno. Come un gol all'incrocio, come un tacco, come un pallonetto. Grazie Nicolò per quello che hai fatto e detto. 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 11 marzo 2024 alle 00:00
Autore: Raffaele Caruso
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