L’altro giorno, come sempre succede prima delle partite di Champions League, sono andato in giro per Milano a intervistare i tifosi dell’Inter a poche ore dalla sfida contro i Colchoneros. Ho così potuto incontrare Vincent e suo figlio Cyriel, che da Gozo (Malta) sono venuti a Milano per sostenere per la prima volta nella vita i nerazzurri. Per loro quella con l’Atletico sarà un match impossibile da dimenticare. Ma lo stesso vale per un ragazzo svizzero che ho incrociato vicino a San Siro e che fieramente mi raccontava della sua “epopea” per stare al fianco dei ragazzi. Il discorso però vale per tutti gli altri 80 mila spettatori presenti al Meazza.

La verità è che oggi è facile seguire e stare vicino alla Beneamata. I risultati arrivano. Il gioco espresso è favoloso. La carica sportiva è lampante. Ma questo – ne sono sicuro – dipende anche da voi. I cori della Curva che sovrastavano l’inno della Champions sono la dimostrazione palese dell’amore per l’Inter. Così come il tifo incondizionato di uno stadio che è stato per davvero – e non per modo di dire – il dodicesimo uomo in campo. Penso che affermare che oggi l’Inter e l’interismo siano una cosa sola non solo sia vero e fattuale, ma anche una caratteristica che sarebbe sbagliato non sottolineare.

Mi preme però anche aggiungere una cosa. Cioè che finché tutto gira bene, è semplice stare al fianco dei propri idoli. È quando invece la situazione si fa più complicata che si deve mostrare davvero il proprio sostegno. Certo, dopo la banter era vissuta dopo Moratti e prima dell’avvento di Suning, tutto può essere razionalizzato meglio. Ma proprio oggi si dovrebbe pensare a quei tempi per capire quanto l'attualità, vedi la classifica di Serie A, la Supercoppa vinta e l’1-0 rifilato all’Atletico, consenta di godersi una realtà più che rosea, anzi nerazzurra.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 23 febbraio 2024 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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