Il riflesso della consapevolezza. Un concetto che ho spiegato su queste frequenze proprio nel pezzo d'analisi fredda questa mattina, dopo aver assistito a Inter-Atletico Madrid. L'adrenalina dell'immaginazione delle serate europee è qualcosa di inarrivabile per qualsiasi calciante che calpesta quel magnifico prato verde. Simeone aveva provato a confondere un po' le acque, ma Inzaghi sapeva tutto, perché sin dalla conferenza stampa il tecnico dell'Inter aveva inquadrato la doppia natura dei colchoneros. Da un lato il tradizionalismo catenacciaro, quantomeno nella copertura delle linee e degli spazi sugli esterni, dall'altro un'impronta più moderna, incentrata sulla verticalità dinamica. L'Atletico ha studiato una doppia preparazione per la gara di San Siro. Chiusure e ripartenze, poi riaggressione sui creatori del gioco, in primis Calhanoglu, da un istante all'altro. L'Inter cerca sempre quel riflesso della perfezione che è l'indirizzo della qualità.

Giocare a memoria non è sempre possibile, ma quel che stupisce (non certamente chi scrive) dei nerazzurri è il riposizionamento nella fase di non possesso. C'è un'elasticità spettacolare nello spostamento tra le due zone. Attacco e difesa sono una materia organica, interagiscono con piacere, si scambiano le informazioni e i movimenti.

Un concetto che in sociologia, nella Teoria dei Sistemi, Luhmhan ha denominato "differenziazione funzionale", la struttura portante del collettivo del Biscione. Si evidenziano la qualità del centrocampo, l'implacabilità di Lautaro, la bravura di Sommer in costruzione, le uscite dei difensori che sparigliano le carte delle difese avversarie; tutte identità racchiuse nella diversificazione degli elementi del collettivo in base alla funzione che hanno o al compito che devono svolgere. Scritto in altre parole, ci sono dei parametri prestabiliti, che equivalgono alla tattica, poi delle operazioni collegate per la buona riuscita delle singole situazioni. Gli eventi vanno cambiati e non aspettati: l'interazione tra ogni reparto è strettamente collegata. E il risultato finale consiste nella prestazione, dettata dalle interazioni analitiche tra i singoli e il gruppo. Questa è la potenza identitaria dell'Inter spiegata in termini sociologici. Un lavoro davvero magistrale di Inzaghi, che ha legiferato questo andamento, funzionante a prescindere dall'approccio avversario. Ed è la conquista più bella.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 22 febbraio 2024 alle 00:01
Autore: Niccolò Anfosso
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